Siamo preoccupati per l’ennesimo calo in volume dei consumi registrato dall’Istat a giugno, per ‘inflazione che rallenta ma non abbastanza da scongiurare certamente il nuovo rialzo dei tassi a settembre e per una crescita del PIL che è allo zero virgola”. Questo il commento del Presidente Marcello Parma di fronte ai dati diffusi negli ultimi giorni.
L’inflazione purtroppo gonfia solo le vendite in valore, ovvero, con la riduzione del potere di acquisto, le famiglie spendono di più per comprare di meno. Non è più allegra la situazione delle piccole imprese manifatturiere, che soffrono la riduzione della domanda, e degli esercizi commerciali di prossimità che hanno visto crollare il proprio giro d’affari pagando più pesantemente delle grandi superfici l’impatto del caro prezzi.
A luglio il rallentamento dell’inflazione è proseguito sia in Italia sia nell’Eurozona. Nel nostro Paese è scesa dal +6,4% di giugno al +6%, nell’Eurozona dal +5,5 al +5,3%., ma è resta sempre molto più alta in Italia che altrove.
“È evidente – continua Parma – che il governo deve cercare rimedi rapidi ed efficaci contro l’inflazione, che in Italia a giugno rimane più alta della media dei Paesi più sviluppati. Rimedi che non deprimano la crescita dell’economia italiana, che mostra già segni di rallentamento. È arrivato il momento che la Banca centrale europea pensi a bloccare l’aumento dei tassi d’interesse: lo ha chiesto proprio oggi il governatore designato della Banca d’Italia, Fabio Panetta. Vanno inoltre cercati stimoli alla domanda interna per investimenti e consumi, utilizzando con celerità ogni strumento a disposizione. Altrimenti, il rischio concreto per il nostro Paese è che la crescita, già prevista in decimali, possa ulteriormente pagarne le conseguenze”.
Infatti, il dato del secondo trimestre sull’andamento del prodotto interno lordo conferma che in Italia si è esaurito l’effetto rimbalzo post Covid.
Il rallentamento registrato tra aprile e giugno riduce di un decimo anche la crescita acquisita da +0,9 a +0,8%. Le ragioni vanno ricercate nella debolezza della domanda interna, fiaccata dall’aumento dei prezzi e dei tassi d’interesse, che non ha trovato adeguata compensazione nella dinamica delle esportazioni.
“Non si può trovare motivo di soddisfazione in una crescita che torna nell’ordine dei decimali – conclude Parma -. La constatazione di questo andamento deve rappresentare un forte stimolo ad accelerare gli investimenti pubblici previsti dal Pnrr e a studiare rapidamente le misure che devono essere inserite nella prossima Legge di Bilancio per sostenere gli investimenti privati e la crescita della produttività”.